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"Cenere è il nome della verità, di quel che resta della verità, del fatto che la verità è sempre nulla più di un resto. Che cos'è la verità se non il fuoco che brucia, ciò che lascia il marchio, l'olocausto impossibile di cui attraverso il resto della cenere facciamo costantemente il lutto? Che cos'è cenere se non il nome della sopravvivenza di una verità morta, bruciata, differita, mai stata presente. E tuttavia sempre pronta a riaccendersi sia per bruciare gli assassini che per riscaldare i cuori? Ma Cenere era anche altro: era il resto e la sopravvivenza della verità di Auschwitz, resto e testimonianza muta dei corpi bruciati dei gasati; di cui, non lo si dimentichi, non doveva restar nulla, nessuna prova, nessuna testimonianza dello sterminio. Di questo nulla resta solo la cenere, un resto che non resta, che si disperde; un resto vulnerabile, facilmente manipolabile, di cui in ogni momento si può smentire e revocare in dubbio la testimonianza, attaccando la sua credibilità e la sua autenticità.